Vittorio Grassi Gria Campagna Romana Bellissima Illustrazione A 2 Colori

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GRASSI, Vittorio (Vittorio Emanuele Giuseppe). - Nacque a Roma il 17 apr. 1878 da Giovanni Battista e Angela De Marchi. Seguendo la volontà paterna, si impiegò presso la Banca d'Italia dove, nell'Officina carte valori, oltre a sperimentare, tra l'altro, un modo per rendere non falsificabile la carta moneta, sviluppò l'interesse per i diversi sistemi di stampa. Nel frattempo, coltivava la sua passione per la pittura, ritraendo paesaggi dal vero. Alcuni di essi, ispirati a scorci della campagna umbra, furono esposti in una personale a Perugia nel 1902 (Galassi Paluzzi) grazie all'incoraggiamento del conte Lemmo Rossi Scotti, esponente di "In arte libertas". Quell'esperienza costituì il tramite necessario per l'introduzione del G. nel circolo romano della Società degli amatori e cultori di belle arti. L'anno successivo fu infatti invitato dal segretario della Società, Adolfo Pisani, a presentare alcuni suoi piccoli lavori all'Esposizione internazionale di belle arti organizzata dall'associazione al palazzo delle Esposizioni. Il successo ottenuto in quell'occasione e l'anno seguente alla mostra della Società degli amatori (dove avrebbe seguitato a esporre con continuità fino al 1909), testimoniato dall'acquisto di due suoi dipinti da parte della Casa reale (Temporale a Maccarese, esposto nel 1903, e L'osteria, presentato nel 1904, entrambi di ubicazione ignota), lo indusse a intraprendere con determinazione la carriera artistica. Iniziò a frequentare alcuni esponenti di spicco dell'ambiente artistico romano, in particolare D. Cambellotti, G. Balla, G. Prini e O. Carlandi, che nel 1904 lo introdussero nel gruppo dei XXV della Campagna romana, con i quali avrebbe esposto ancora nel 1942. Nel 1908 fu inoltre, con E. Coleman, U. Coromaldi e C. Innocenti, tra gli artisti della sezione romana presenti alla Fine Arts Society di Londra.

Dal 1908 prese parte alle iniziative editoriali di E. De Fonseca, contribuendo con illustrazioni, disegni e progetti di abitazioni, decorazioni e mobili al successo di pubblicazioni come Novissima e La Casa che, in linea con le teorie moderniste europee, volevano diffondere tra il pubblico l'idea di un'arte coinvolta nel miglioramento di tutti gli aspetti della vita. In quest'ambito si deve collocare l'esperienza di progettazione globale legata alla realizzazione del villino La casa, oggi distrutto, edificato sul lungotevere delle Armi in occasione del concorso nazionale d'architettura indetto nel 1911 per celebrare l'Unità d'Italia e Roma capitale.

Con U. Bottazzi, il G. ideò le decorazioni murali e in ceramica, gli arredi e le vetrate per diversi ambienti del villino. Per le vetrate si avvalse della collaborazione del maestro vetraio C. Picchiarini; con questo, Cambellotti e Bottazzi avrebbe lavorato l'anno successivo e nel 1921 alla realizzazione delle due mostre della vetrata artistica, nonché ad alcune vetrate per la committenza privata romana (villini Bazzani e Luzzatto).

Come Cambellotti e Prini, anche il G. progettò arredi per sé e per amici ed estimatori, come, per esempio, quelli per l'avvocato Foscolo Bargoni di Roma nel 1911 (de Guttry - Maino - Quesada) o per casa Scalabrini e casa Tumminelli (Ricci), in cui applicò il principio di funzionalità espressa attraverso l'uso schietto dei materiali e l'essenzialità delle forme che, inizialmente ispirate a un arcaismo ideale, si andarono progressivamente evolvendo, avvicinandosi al gusto déco.

Sempre nel 1911, e ancora per le manifestazioni del cinquantenario, collaborò con U. Prencipe all'allestimento delle mostre retrospettive ospitate a Castel Sant'Angelo, realizzando la decorazione della sala dei Cosmati e di alcuni ambienti che accoglievano la Mostra di topografia, nonché alcune vedute di Roma medioevale, tra cui la Grande veduta di Roma, oggi conservata alla Galleria nazionale d'arte moderna, ispirate a disegni di M. van Heemskerck, W. van Nieulandt e al codice Escurialense riprodotte da fotografie fornite da F. Hermanin, membro del comitato delle mostre (Bonasegale).

Parallelamente, all'Esposizione internazionale d'arte contemporanea organizzata nel palazzo costruito per l'occasione a Valle Giulia il G. presentò un trittico, del quale progettò anche la cornice: il pannello centrale, Ascensione, è conservato alla Galleria nazionale d'arte moderna; mentre i laterali sono ancora di proprietà della famiglia dell'artista.

Alla X Biennale internazionale d'arte di Venezia (1912), confermando il suo interesse per le arti applicate, presentò alcuni vasi di ceramica realizzati su suo disegno dalla Società Richard Ginori, che aveva eseguito anche i rivestimenti del villino La casa.

La sua versatile personalità si manifestò anche in occasione delle tre mostre della Secessione romana di cui fu tra gli artisti promotori: per la prima (1913), oltre a far parte del comitato ordinatore, disegnò il manifesto, curò l'allestimento della prima sala con decorazioni e mobili e presentò il dipinto I civettari (Roma, Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea).

In questi anni il G. cominciava anche la sua attività di scenografo.

Nel 1911 per il teatro Costanzi di Roma, con Caramba (Luigi Sapelli), contribuì alla preparazione dei costumi e all'allestimento del Macbeth di G. Verdi, rimasto celebre per alcune innovative invenzioni scenotecniche, che consentivano rapidi cambiamenti di scena a vista, e per un uso del colore legato alle differenti condizioni psicologiche messe in atto nei distinti momenti del dramma.

All'inizio del secondo decennio risale anche la collaborazione con il teatro dei Piccoli, fondato nel 1912 da V. Podrecca, con una significativa produzione di scenografie e figurini (Il gatto con gli stivali di C. Cui [Kjui]; Cenerentola di J. Massenet). Disegnatore di grande sensibilità, riuscì a trasmettere, attraverso l'uso di un segno essenziale e di insoliti tagli prospettici delle composizioni, la concretezza del soggetto rappresentato e a utilizzare il potere evocativo del colore e della forma per rimandi allegorici derivati da suggestioni simboliste.

Nel 1913 ottenne la cattedra di ornato, incisione e scenografia all'Accademia di belle arti di Roma. Con gli allievi di scenografia mise in scena numerosissimi saggi nel piccolo teatro dell'Accademia di S. Cecilia, l'ex oratorio delle suore orsoline, di cui curò anche il restauro (de Guttry - Maino - Quesada).

Parallelamente sviluppava l'attività grafica con la collaborazione alle riviste L'Illustrazione italiana, Harmonia, Noi e il mondo, Il Primato artistico (dal 1919), Il Giornalino della domenica.

Nel 1914 partecipò all'Esposizione internazionale del libro e dell'arte grafica di Lipsia e, a Roma, al concorso per le cancellate della basilica di S. Paolo, oltre che a una mostra di modelli per abiti, con S. Tofano, A. Terzi e G.A. Sartorio. All'Esposizione internazionale di San Francisco del 1915 ideò l'allestimento del padiglione italiano progettato da A. Brasini, disegnò la copertina del catalogo e il manifesto.

L'esperienza didattica si intensificò nel 1921 con l'incarico alla Scuola superiore di architettura di Roma, dove gli fu affidato l'insegnamento di arredamento e decorazione degli interni.

Nello stesso anno l'Istituto d'arti grafiche di Bergamo pubblicò quaranta tempere di gusto preraffaellita realizzate dal G. nel 1917 per un'edizione della Vita nova di Dante, per la quale si valse della collaborazione del calligrafo E. Brignoli e dell'alluminatore N. Leoni, dando vita a un'opera di grande interesse anche per le innovazioni tecnico-tipografiche che permisero l'uso di sette colori per la stampa.

Disegnò numerosi manifesti e una serie di francobolli commemorativi per il cinquantesimo anniversario della morte di G. Mazzini e manifesti per vari enti pubblici (ENIT, Ferrovie dello Stato, Società Dante Alighieri) e società private (Stabilimento tipografico E. Marzi, Edizioni Bestetti e Tumminelli, Anonima tipografica editoriale, Edizioni Sitmar, Officine grafiche Igap e lo stampatore Chappuis: Tetro, 1984).

Ancora nel 1921 entrò nella redazione della rivista fondata da M. Piacentini e G. Giovannoni Architettura e arti decorative, disegnandone la copertina, e fu tra i soci fondatori del Gruppo romano incisori artisti (GRIA). Con questo, oltre a partecipare a numerose mostre, prese parte nel 1929 a Bruxelles al II congresso mondiale delle biblioteche, esponendo degli ex libris.

Significativa per la verifica e il confronto delle teorie moderniste sul rapporto tra arte e industria fu nel 1923 la partecipazione del G. alla I Mostra internazionale delle arti decorative di Monza.

Qui, nella doppia veste di espositore e di vicepresidente del comitato esecutivo, espose vetrate, pannelli decorativi e tovaglie ricamate dalla moglie Cora e dalla cognata Marisa Cappelli, mobili per una saletta da pranzo e una suggestiva sala da musica, allestita in collaborazione con G. Prini. Nell'edizione successiva della mostra, nel 1925, realizzò la decorazione della sala degli abitatori della Campagna romana. Lo stesso anno ottenne un premio fuori concorso per la partecipazione all'Exposition internationale des arts décoratifs di Parigi, iniziò la collaborazione come direttore della sezione illustrativa dell'Enciclopedia Italiana e per la III Biennale romana, oltre a disegnare il manifesto per la sezione d'arte sacra, curò l'allestimento della sala retrospettiva dedicata a V. Cabianca.

Nel 1928 vinse il concorso per le stoffe d'arredo per il treno reale, realizzate dalla scuola di tessitura a mano Pignalosa di Roma ed esposte lo stesso anno alla mostra dell'Ente nazionale per l'artigianato e piccole industrie (ENAPI) di Torino.

Nel 1925 ebbe l'incarico di allestire la raccolta del materiale etnografico collezionato dal matematico esploratore E. Loria, temporaneamente sistemato a villa d'Este a Tivoli. L'interesse del G. per la valenza didattica ed educativa delle testimonianze artistiche, scientifiche, storiche si rinnovò ancora tra gli anni Quaranta e Cinquanta, quando fu chiamato a curare l'organizzazione del Museo delle arti e tradizioni popolari di Roma.

A partire dagli anni Venti il G. realizzò anche alcune vetrate per edifici religiosi italiani e di Terrasanta.

Per la chiesa del monte Tabor in Palestina, nel 1926, ancora in collaborazione con Picchiarini, realizzò la lunetta-vetrata dei Pavoni. E, tra gli anni Trenta e Cinquanta, disegnò i cartoni per alcune vetrate destinate ad altre chiese in Terrasanta e per la cappella di S. Antonio nella basilica dei Ss. Pietro e Paolo all'EUR, per la quale disegnò tra l'altro anche il pavimento, gli arredi sacri, il velario del battistero e della lanterna.

Per tutti gli anni Trenta il G. fu ancora costantemente impegnato in ambito pittorico, decorativo, nel campo della grafica e della scenografia, attività che continuò fino alla morte.

Da segnalare, nel 1931, la partecipazione del G., insieme con diversi artisti romani, alle decorazioni dell'Istituto superiore di odontoiatria George Eastman, progettato a Roma dall'architetto A. Foschini, dove intervenne nella cappella. Nello stesso anno diede vita con Picchiarini alla SACA (Società anonima cultori d'arte), che ebbe sede a palazzo Doria, e nel 1934 disegnò la nuova fontana per la sede della Cassa nazionale del notariato, progettata da Foschini nel 1934 (Matitti). Disegnò i fregi in mosaico della sede dell'Istituto nazionale delle assicurazioni (INA) e della Società italiana autori ed editori (SIAE), e partecipò alla I Mostra nazionale del cartellone e della grafica pubblicitaria di Roma del 1936. Negli anni Quaranta si registrano soprattutto lavori di scenografia; mentre per il decennio successivo si deve ricordare la partecipazione alla Mostra internazionale d'arte sacra tenutasi a Roma nel 1950, dove espose una lampada raffigurante la Madonna col Bambino. Continuò inoltre a dedicarsi alla grafica filatelica. Tra le serie di francobolli disegnati dal G. si devono annoverare quelle dedicate alla Repubblica Italiana e al decennale della Resistenza, la "Pro Erario", la "Marco Polo" e la "Siracusana".

Il G. morì a Roma il 22 ag. 1958.

Fonti e Bibl .: E. Ricci, La casa che vorrei avere, Roma 1921, pp. 203-205; C. Galassi Paluzzi, I XXV della Campagna romana, Roma 1922, pp. 50-54; A. Del Monte, in Pittura e scultura del XX secolo nelle collezioni della Galleria nazionale d'arte moderna di Roma, Spoleto 1969, pp. 64 s.; A.M. Damigella, in Aspetti dell'arte a Romadal1870 al 1914 (catal.), Roma 1972, pp. 62 s., 186-188, 294-298; G. Fabris, Una carriera in filigrana. V. G.: l'artista che disegnò l'Italia, in Cronaca filatelica, VIII (1978), 16, p. 37; F. Zeri, I francobolli italiani: grafica e ideologia dalle origini al 1948, in Storia dell'arte italiana. Grafica e immagine, I, Torino 1980, pp. 295-298; G. Bonasegale, La partecipazione degli artisti romani alle feste commemorative del 1911, in Roma 1911 (catal.), a cura di G. Piantoni, Roma 1980, pp. 99-102; G. Piantoni, ibid., pp. 163-165; Teatro, storia, arte. Scritti di Duilio Cambellotti, a cura di M. Quesada, Palermo 1982, pp. 271-281; I. de Guttry - M.P. Maino, Il mobile liberty italiano, Bari 1983, ad indicem; V. G. (catal., galleria dell'Emporio floreale), a cura di M.P. Maino - M. Quesada - F. Tetro, Roma 1984; F. Tetro, Aderire al testo, in C'era una volta. Testo e figura tra Stato e immaginazione nel libro per l'infanzia, Colorno 1984, pp. 162-165; I. de Guttry - M.P. Maino - M. Quesada, Le arti minori d'autore in Italia dal 1900 al 1930, Bari 1985, ad indicem; M. Quesada, in Secessione romana, 1913-1916 (catal.), Roma 1987, p. 296; G. Bernini Pezzini, in Gruppo romano incisori artisti 1921 (catal.), Roma 1988, pp. 58-63; P. Pallottino, Storia dell'illustrazione italiana, Bologna 1988, ad indicem; E. Badellino, in Roma anni Venti. Pittura, scultura, arti applicate (catal.), Roma 1990, p. 170; A. Campesato - R. Palmirani - F. Tetro, in Bianco e nero, ex libris, grafica minore, illustrazione (catal., Latina, galleria Novissima), San Cesareo 1990, pp. 31-34, 44 s., 63-96; F. Matitti, Fontane e fontanelle (1918-1945), in La capitale a Roma. Città e arredo urbano, 1870-1945 (catal.), I, Roma 1991, p. 208; F. Tetro, in Tra vetri e diamanti. La vetrata artistica a Roma, 1912-1925 (catal.), Roma 1992, pp. 108-111; S. Gnisci, in Catalogo generale della Galleria comunale d'arte moderna e contemporanea, a cura di G. Bonasegale, I, Roma 1995, pp. 331 s., 529-531; A. Piattella, in Galleria d'arte moderna e contemporanea di Latina. Catalogo generale, I, Latina 1997, pp. 78 s.; A. Ponente, in Il Museo della Casina delle civette, Roma 1997, pp. 137-142, 280 (con bibl. sull'attività del G. nell'ambito della vetrata artistica); Il liberty in Italia (catal.), a cura di F. Benzi, Roma 2001, ad indicem.

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